Grazie al DSM-V viene eliminato il termine ritardo mentale e si inizia a parlare di disabilità intellettiva, includendo in essa deficit adattivi ed intellettivi negli ambiti della concettualizzazione, socializzazione e delle capacità pratiche. L'obiettivo della definizione di una disabilità è quello di determinare quali sostegni produrre per migliorare il funzionamento e la vita quotidiana delle persone.

La disabilità intellettiva rientra nei disturbi del neuro-sviluppo con insorgenza nell'età evolutiva. La disabilità intellettiva va ad interferire con due aree del funzionamento della persona, determinandone un deficit specifico. Si possono avere deviazioni standard nel funzionamento adattivo e nel funzionamento intellettivo.
Per quanto riguarda il funzionamento adattivo, si deve far riferimento alla dimensione comunicativa, a quella della partecipazione e all'autonomia. La disabilità intellettiva in tal senso si traduce in una più o meno mancata indipendenza personale e responsabilità sociale.
In riferimento invece al funzionamento intellettivo, si devono considerare: ragionamento, capacità di problem solving e di pianificazione, il pensiero astratto e la capacità di giudizio e l'apprendimento scolastico ed esperienziale.
Esistono 4 livelli di gravità basati sulla quantità ed intensità dei supporti necessari nella vita quotidiana.
- Lieve: QI 50-70. Si caratterizza per una lentezza negli apprendimento, difficoltà di probelm solving e di giudizio tale per cui è necessario un determinato aiuto esterno per portare a termine alcuni compiti (come pagare le bollette), una volta però imparato possono farlo in autonomia; possono essere indipendenti sul lavoro, se questo richiede una scarsa portata cognitiva, con poche responsabilità e poche decisioni da dover prendere. Si osservano difficoltà nella comprensione delle metafore e del pensiero astratto, ma un buon linguaggio e una buona memoria.
- Media: QI 40-50. Si descrivono differenze significative fin dall'inizio dello sviluppo, ad esempio iniziano a camminare intorno ai 3/4 anni. Lo sviluppo del linguaggio è lento e semplice. Sono in grado di leggere e svolgere compiti semplici di matematica. Nelle autonomie personali sanno gestire il denaro ad un livello base e necessitano aiuto nella cura personale e della casa. Sanno tessere relazioni significative, ma faticano nel riconoscere gli elementi chiave della relazione. A livello lavorativo, si consigliano ambienti protetti con l'accompagnamento di un tutor.
- Grave: QI 20-40 . Si osserva una buona propensione ad imparare semplici comandi ed istruzioni. Le abilità comunicative sono elementari con un lessico ridotto, necessitano aiuto per l'igiene personale. Stringono relazioni con una ristretta cerchia, infatti sono spaventati se devono interfacciarsi con gli estranei. Possono svolgere piccoli lavori.
- Estrema: QI< 20. Si associa ad un disturbo neurobiologico. Si osserva la totale mancanza del linguaggio verbale, ma sono in grado di apprendere e comunicare mediante i gesti. Tessono relazioni elementari e tendenzialmente sono completamenti dipendenti dal caregiver
L'eziopatogenesi della disabilità intellettiva considera diversi fattori: circa il 40% dei casi non ha una causa certa, il 5% ha una causa genetica, il 30% deriva da un'alterazione durante la gestazione (es. toxoplasmosi, rosolia, sifilide), il 15% dei casi nasce da eventi patologici post natali (es. encefalite, meningite, traumi, incidenti cerebrovascolari, tumori..)
A livello epidemologico si osserva una maggior incidenza in età scolare con un picco tra i 10 e i 14 anni a seguito di una diagnosi su consiglio da parte della scuola.
Durante la fase diagnostica si effettua una valutazione a livello medico, una psicometrica e psicologica con prove specifiche (es. scala Wisc-IV e Matrici di Raven), ed una diagnosi clinica con l'obiettivo di mettere in luce aspetti qualitativi della diagnosi in connessione con i possibili interventi.
Alcuni consigli per gli apprendimenti
Esiste un denominatore comune nella disabilità intellettiva, riscontrabile nelle difficoltà a livello della capacità metacognitiva. Ciò significa che manca una struttura logica, tale per cui l'organizzazione degli apprendimenti è confusa e poco coerente. Di conseguenza si sconsiglia l'uso delle mappe concettuali. Inoltre, si osserva una certa disomogeneità di sviluppo, con modalità di ragionamento differenti in base all'area. Le acquisizioni sono fragili e la memoria è poco brillante. Negli apprendimenti rimangono legati ai dati percettivi e a modalità di funzionamento primitivo. La risposta data infatti è sempre elementare ed è necessario effettuare sempre un ripasso delle cose apprese in precedenza per poter sostenere le nuove acquisizioni. Resta poi difficile la comprensione concettuale dei problemi. Si osserva una carenza di comportamento strategico e una difficoltà a livello di transfer di conoscenze.
Riferimenti bibliografici:
Zanobini M., Usai M. C. , Psicologia della disabilità e dei disturbi evolutici dello sviluppo, FrancoAngeli editori, 2019.
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